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Thomas Cleary
104 scherzi zen
Le storie dei maestri
(Zen Antics: A Hundred Stories,1998)
Introduzione
Il Buddhismo Zen è un metodo per il risveglio della
mente, un'arte per raggiungere l'illuminazione spirituale. Pra-
ticato un tempo in tutta l'Asia orientale sotto varie forme da
uomini di ogni cultura e di ogni condizione sociale, non è un
insieme di dogmi, ma una via per illuminare e per rafforzare
la coscienza.
È stato definito "una speciale forma di trasmissione
estranea a dottrine, non definibile per mezzo di parole, che
punta direttamente alla mente umana per comprenderne l'es-
senza e per ottenere l'illuminazione". Noto anticamente come
la scuola del cuore illuminato, come la porta che conduce
alla fonte o come la comunicazione diretta da mente a mente,
ha assorbito tutta la vasta gamma di insegnamenti e di prati-
che buddhiste, mirando sempre alla loro realizzazione con-
creta.
Tutti le correnti del Buddhismo sviluppano due elementi
fondamentali: aiutare se stessi e aiutare gli altri, saggezza e
compassione. Questi due obiettivi vengono perseguiti per
mezzo di pratiche che devono realizzare prima le sei e poi le
dieci "perfezioni", ossia le virtù che permettono il cammino.
Il termine originale sanscrito che indica queste perfezio-
ni,
pārāmitā,
significa letteralmente "raggiungere l'altra riva"
o "andare al di là" e può essere facilmente ricordato con un
gioco di parole; infatti le
pārāmitā
possono essere definite i
"parametri" del Buddhismo, ossia i valori fondamentali di
ogni sua corrente.
La prima parte del messaggio buddhista - quella che
spinge a realizzare il proprio perfezionamento – è contraddi-
stinta da
sei pārāmitā:
il donare (la carità, la generosità), la
disciplina (la moralità), la pazienza, l'energia, la meditazione
e la saggezza intuitiva.
Generalmente si distinguono tre tipi di carità: dare so-
stegno materiale, dare sicurezza e dare un'educazione. Anche
la rinuncia, il non-attaccamento, rientra in questa categoria.
Esistono tre tipi tradizionali di disciplina: la disciplina
con cui si domina il male, la disciplina con cui si giunge alla
virtù costruttiva e la disciplina con cui si ottiene la concen-
trazione. Lo Zen insegna anche la disciplina non convenzio-
nale della mente.
Nel Buddhismo esistono molte specie di pazienza, fra
esse quella con cui si tollerano il disprezzo e le ingiurie,
quella con cui si sopportano le verità dolorose e quella ne-
cessaria ad accettare la verità ultima.
L'energia indica la perseveranza e l'impegno spirituali
necessari a spezzare i vincoli dei condizionamenti, a liberare
la mente dalle inutili limitazioni dell'abitudine e a realizzare
tutte le proprie potenzialità.
La meditazione è necessaria a raccogliere e a focalizzare
l'attenzione in modo da permettere al praticante di modifica-
re a volontà la percezione e l'esperienza di sé. Nel Buddhi-
smo la scienza della meditazione viene elaborata e perfezio-
nata a un livello altissimo, con innumerevoli metodi adatti a
uomini di tutte le caratteristiche e di tutte le capacità.
La saggezza intuitiva indica di solito un tipo particolare
di conoscenza, una prescienza o intuizione dell'essenza delle
cose che interviene spontaneamente e istantaneamente senza
il ricorso al ragionamento logico. Ciò permette all'intera
mente di operare a un più alto livello di oggettività e di inte-
grità, liberando l'individuo dalle illusioni e dall'ignoranza.
Le sei
pārāmitā,
nella pratica, hanno innumerevoli va-
riazioni che si adattano alle varie esigenze individuali. In
ogni caso, per produrre l'effetto desiderato, devono essere
combinate insieme. Quindi, benché di solito vengano consi-
derate una "serie" di virtù, sono più propriamente un "insie-
me", qualcosa che può essere rappresentato da un cerchio.
Nelle prime fasi della pratica agiscono a coppie di elementi
complementari.
Alla fine le pratiche e le realizzazioni delle sei
pārāmitā
si integrano fra di loro, completandosi e perfezionandosi a
vicenda. Nella tradizione zen, la comparsa della saggezza in-
tuitiva viene spesso definita risveglio o illuminazione, ma si
tratta comunque di uno stadio di sviluppo in cui ha inizio un
più alto livello di integrazione delle sei perfezioni, non della
suprema illuminazione di cui parlano le scritture buddhiste.
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